L’Ho’oponopono può aiutarti a ripristinare l’armonia interiore e anche quella con gli altri.

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La prima volta in cui ho sentito parlare di questa pratica chiamata Ho‘oponopono è stata in un’intervista con la dott.ssa Haleaka Hew Len, una psicologa e praticante sciamanica. Appena ho intrapreso questa semplice ma profonda pratica del perdono, ne ho subito tratto incredibili benefici nella mia vita personale.

Ho’oponopono: mi dispiace, ti prego, perdonami, grazie, ti amo.

Che cos’è l’Ho’oponopono?

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Molti considerano l’Ho’oponopono come una specie di mantra – la ripetizione continua delle parole “mi dispiace, ti prego, perdonami, grazie, ti amo” come una forma di pulizia mentale e spirituale; una forma che potrebbe essere confrontata con le tecniche buddhiste di eliminazione del karma. Una definizione che appare veritiera a livello superficiale. Secondo la visione del mondo hawaiana, tuttavia, l’Ho’oponopono viene definita come una pratica di perdono e di riconciliazione, una sorta di purificazione da tutti gli “errori di pensiero”, dall’origine dei problemi e dalla malattia fisica. La traduzione letterale sarebbe “mettere a posto; per mettere in ordine o modellare, correggere, rivedere, regolare, modificare, regolare, disporre, rettificare, riordinare”.

A prima vista, ho trovato difficile ricordare l’ordine delle parole o anche capire se ci fosse un reale ordine specifico. Tant’è che le ho provate dapprima in ogni possibile combinazione e poi ho iniziato a ripeterle da sole. Le ho cantate più e più volte nella speranza di scoprire se in qualche modo fossero davvero utili ed eventualmente cosa ci fosse a renderle così utili.

Mentre ero in questo processo, mi sono fatto diverse domande e molte di queste cambiavano a seconda dell’ordine in cui pronunciavo quelle parole. “Perché dovrei essere dispiaciuto? Per cosa dovrei dispiacermi? Perché ho bisogno di ottenere il perdono in questo momento e, in generale, nella mia vita? Quando dico ‘ti amo’, lo penso veramente? Se così non fosse, cosa c’è che non va?”. Ho iniziato a lavorare su queste parole sia per indirizzare al meglio le mie energie in qualcosa che trovavo stimolante, sia per cantarle senza nessuno scopo o pensiero nella mente.

Ho scoperto che semplicemente cantandole, tutti i miei contrasti interiori sarebbero venuti a galla. Non solo tutte le “cose che avevo dentro” iniziavano a venir fuori, ma sembrava come se quella discordanza interiore fosse portata sulla stessa frequenza di quelle parole e dalla loro intenzione. Con il passare del tempo ho scoperto che questi semplici 4 concetti funzionano come dei diapason, ciascuno con un tono di purezza diverso che potevo utilizzare per sintonizzare al meglio le mie parti disarmoniche. Soprattutto, ho scoperto che applicare questo canto al caos della mia mente, ha portato quiete e calma.

“L’unico problema con il genere umano è che sono arroganti, perché ‘pensare’ significa proprio questo. L’essenza del pensiero è affermare ‘Io so’. Saggezza significa invece rimanere nel nulla, nel vuoto. Significa non avere pensieri. Soltanto rimanendo nel vuoto possiamo essere illuminati dalla Luce. Fin quando avrò qualcosa che mi passa per la testa, non vedrò mai la Luce. La Luce arriva solo quando la mente è completamente sgombera e in uno stato di silenzio.” – Dr. Hew Len.

Perché l’Ho’oponopono è così potente?

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Nel corso della storia umana, siamo stati divisi dalle distanze, dalla lingua, dalle credenze culturali e religiose, da questioni economiche e di tipo gerarchico. Ogni volta che qualcuno propone una nuova prospettiva, c’è sempre qualcun altro che arriverà con un’opinione differente e opposta ad essa. Secondo me, il potere dell’Ho’oponopono deriva, in gran parte, dal fatto che essere d’accordo su qualcosa, è un evento davvero raro per la stragrande maggioranza dell’umanità.

In tutte le culture viene riconosciuto all’unanimità il fatto che concetti come “grazie”, “scusa”, “perdono” e “amore” siano importanti. Se esiste qualcosa come una coscienza collettiva, come suggeriscono Jung e molte altre tradizioni orientali, allora il potere dell’Ho’oponopono potrebbe derivare dall’enorme numero di persone nella storia umana che ha concordato sul fatto che questi concetti siano importanti ed utili per l’intera umanità. È in quest’ottica che Ho’oponopono attingerebbe le sue radici non solo nella tradizione hawaiana ma, probabilmente, in ogni cultura che sia mai esistita sulla Terra.

“In comune con altre tradizioni sciamaniche, la tradizione hawaiana insegna che tutta la vita è connessa. Ho‘oponopono è, inoltre, non solo un modo di guarigione per noi stessi, ma anche per gli altri e per il mondo stesso.” – Timothy Freke

L’Ho’oponopono influenza altro, oltre al nostro Mondo Interiore?

Alla base del pensiero del Dr. Hew Len, c’è l’idea che ognuno di noi dovrebbe prendersi la responsabilità non solo verso sé stesso, ma anche verso gli altri, perché “tu sei in me e io sono in te”. Il suo modo di esprimere Ho’oponopono contiene una grande consapevolezza: la discordanza interiore che troviamo negli altri e nel mondo esterno è dovuta a “errori” di pensiero, immagazzinati nei nostri ricordi personali e collettivi. La credenza che questi errori possano esistere in una sorta di memoria collettiva accessibile a chiunque, permette ad una persona di praticare Ho’oponopono proprio per poter rimediare a questi errori, sia che essi abbiano origine da pensieri personali o meno.

“Io non mi vedo come un kahuna, ma piuttosto come un bidone della spazzatura. Sono qui solo per essere responsabile ed è spesso molto difficile farlo.” Dott. Hew Len

Qui, il paradosso è che il Dott. Len sostiene lo sviluppo dell’abilità di poter cambiare una situazione intorno a noi attraverso l’aumento della responsabilità personale, la quale prevede la volontà di prendersi carico della risoluzione del disaccordo interiore non creato da noi stessi, ovvero svolgere il lavoro interiore degli altri (che implica il fatto che gli altri non si prendano le proprie responsabilità personali). Solitamente, il paradosso viene risolto con la consapevolezza secondo cui la separazione della coscienza non è l’unica realtà, ma coesiste con un’altra unità sottostante: “Tu sei in me e io sono in te”. È a questo punto che l’Ho’oponopono inizia ad essere sul serio una pratica sciamanica, dove non solo la nostra realtà interiore può essere adattata ma, apparentemente, anche quella che ci circonda.

Mentre una parte razionale di me voleva verificare se questa storia fosse realmente accaduta, un’altra è stata incuriosita a tal punto da farmi provare la tecnica e scoprire da solo se potesse essere utile alla mia vita.

Ho’oponopono come terapia familiare

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Oggi, per gli abitanti delle Hawaii, l’Ho’oponopono non è più tanto una pratica sciamanica personale che si basa sulla ripetizione (interna o esterna) di un mantra, ma un sistema tradizionale utile a risolvere le controversie. È una pratica che ancora conserva il valore di voler fare le cose nel modo giusto e di voler correggere gli errori; in ogni caso, però, questa incarnazione si concentra sul voler migliorare le nostre relazioni. Il senso ultimo è correggere gli errori per tornare ad una relazione più armonica con i nostri familiari.

“Oggi l’Ho‘oponopono è solo una specie di terapia familiare. È stata molto influenzata dal Cristianesimo. Ma io parlo del vero Ho’oponopono, prima che arrivassero i cristiani. Allora, gli hawaiani non avevano più bisogno di parlare. Potevano andare direttamente verso la Luce. Tutto ciò è molto antico, risale alle origini, perché è da lì che vengono gli hawaiani.” Dott. Hew Len

Il rituale per la riconciliazione di gruppo coinvolge, solitamente, un anziano della famiglia che convoca il processo o, se ciò non è possibile, un anziano della comunità. La situazione ideale prevede che il rituale venga celebrato dal sacerdote che prega (kahuna pule) o dal sacerdote che cura (kahuna lapa’au) se c’è di mezzo una malattia specifica.

“Il processo inizia con la preghiera. Viene fatta una dichiarazione in cui viene presentato il problema e si discute della trasgressione. Ci si aspetta che i membri della famiglia risolvano il problema e cooperino. Si possono prendere uno o più momenti di silenzio per riflettere sul legame tra le emozioni e i danni subiti/effettuati. Vengono prese in considerazione le emozioni di TUTTI. Dopodiché avvengono la confessione, il pentimento e il perdono. Tutti si lasciano andare (kala). Insieme hanno tagliato i ponti con il passato (‘oki) e, sempre insieme, chiudono l’evento con una cerimonia, chiamata ‘pani’, che spesso include il fatto di mangiare limu kala o alghe kala – simbolo del rilascio.” – “Nana I Ke Kumu” di Mary K. Pukui, E.W Haertig, Catharine Lee.

Come provare il vero potere dell’Ho’oponopono

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Come molte pratiche spirituali, come ad esempio la meditazione, l’Ho’oponopono non è una pratica che fai mentre sei in crisi – è una pratica che svolgi quotidianamente su base regolare e che diventa estremamente efficace quando viene colpito dalla tempesta. Un paio di anni fa ero ad un ritiro spirituale, dove la pratica in cui ero impegnato ha innescato quello che ora definirei uno stato di emergenza spirituale. Uso questo termine nel contesto in cui Stan Grof e altri psicologi transpersonali potrebbero usarlo, cioè come un modo alternativo di descrivere quello che molti chiamerebbero psicosi.

Mi trovavo in uno stato mentale in cui mi sentivo emotivamente e spiritualmente aggredito e di gran lunga più minacciato di quanto non mi fossi mai sentito in vita mia. Quando mi sono reso conto che nessuno sarebbe venuto ad aiutarmi, ho capito che dipendeva soltanto il modo in cui avrei gestito la situazione. Mi sono seduto sul posto e ho iniziato la meditazione. Tra i molti canti e strumenti che ho imparato nel corso degli anni, è stato proprio l’Ho’oponopono risolvere la mia situazione.

Nel momento in cui ho cominciato a svolgere e a realizzare questa pratica, la sensazione di aggressione alla mia coscienza si è subito dissolta facilmente, come l’odore di un toast bruciato vola via quando si aprono le finestre in una fresca giornata di vento. Quando l’ho realizzato, stavo meditando tranquillamente in uno stato di pace e dolcezza e la sfida che mi si era presentata sotto forma di episodio psicotico sembrava ormai soltanto un ricordo. Da allora, non si è più ripresentata. Condivido tutto ciò non per dire cosa accadrà sicuramente a chi sceglie di seguire questa pratica, ma per illustrare semplicemente ciò che potrebbe succedere.